Open Innovation in Italia: siamo finalmente entrati in gioco?

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Private equity e M&A, gli strumenti finanziari nel segno dell’Open Innovation in Italia

open innovation italia Open Innovation in Italia.

Quali opportunità ci sono? Partiamo dall’analisi di alcuni dati dal censimento Istat sulla digitalizzazione delle imprese:

  • Nel secondo e terzo semestre del 2020, le startup innovative registrate in Italia sono aumentate di oltre il 3%
  • Nel periodo 2016-2018, oltre il 70% delle imprese con almeno 10 addetti (77,5%) ha investito, o comunque utilizzato, almeno una tecnologia fattore chiave della digitalizzazione
  • Il primo settore manifatturiero per investimenti digitali è la farmaceutica (94,1%), seguita a distanza dalla chimica (86,6%)
  • La maggior pare delle imprese ha dato priorità agli investimenti infrastrutturali (soluzioni cloud, connettività in fibra ottica o in mobilità, software gestionali e cyber-security) mentre arriva eventualmente solo in una fase successiva  l’adozione di tecnologie applicative
  • Soltanto il 16,6% delle imprese ha adottato almeno una tecnologia tra Internet delle cose, realtà aumentatao virtuale, analisi dei Big Data, automazione avanzata, simulazione e stampa 3D)

A che punto è l’innovazione in Italia?

Prima di addentrarci negli strumenti finanziari tipi dell’open innovation in Italia, è utile dare uno sguardo allo stato dell’innovazione italiana.

La competizione in Europa nel campo dell’innovazione ci vede indietro, fermi alla ventesima posizione per efficacia dell’ecosistema delle startup tecnologiche finanziate con capitale di rischio da venture capitalist, business angel e altri. I principali motivi sono:

  1. scontiamo la superiorità di paesi con mercati più stabili ed influenti, come Regno Unito e Germania, che sono al secondo e al quinto posto nella classifica;
  2. non abbiamo ancora creato condizioni strutturali adeguate per le aziende neocostituite, come hanno fatto Estonia e Lettonia;
  3. siamo sopraffatti da coloro che utilizzano vantaggi e agevolazioni fiscali in modo aggressivo per raggiungere e sedurre imprese di qualsiasi provenienza, come Irlanda, Lussemburgo e Cipro.

La fiducia nel made in Italy fortunatamente tiene.

L’Italia si è posizionata all’8° posto nel 2019 nella top 10 dei paesi esportatori con una quota di mercato vicina al 3% dell’export mondiale. (Fonte: MiSE)

L’Open Innovation crea opportunità  per l’innovazione delle imprese in Italia?

Le startup che lavorano a fianco di grandi aziende e multinazionali hanno maggiori opportunità di affacciarsi e competere nei mercati esteri. E allora ecco una buona notizia: nel secondo quadrimestre del 2018 l’Italia guadagna cinque posizioni nel contesto europeo rispetto al 2017, per lo più grazie alla conclusione di alcuni dei principali progetti di Open Innovation sviluppati in Italia.

Grandi imprese come Enel e Ferrovie dello Stato stanno investendo in startup e tecnologie innovative, anche attraverso la formazione di Hub e laboratori di ricerca, ma ci sono anche migliaia di altre piccole aziende diffuse sul territorio nazionale che si muovono in questa direzione.

Un rapporto, basato su dati Cerved, conferma che ad ottobre 2018, oltre 7.600 aziende italiane (4.300 PMI) hanno investito in modi diversi in aziende ad alto contenuto tecnologico ed in oltre 2.300 startup (circa 1/4 di quelle sono attualmente presenti nel registro delle imprese innovative).

Gli Investimenti nelle Startup Innovative

Secondo il rapporto dell’osservatorio Open Innovation e Corporate Venture Capital 2020:

nel 2019 sono stati investiti 26 milioni di euro nelle startup innovative.

72 milioni sono arrivati da investitori CVC.

80 milioni da investitori Family & Friends. In calo di 26 milioni gli investimenti degli investitori specializzati.

Nello stesso periodo, gli investimenti in PMI innovative sono stati 216 milioni di euro, di cui 68 milioni investiti in PMI ex startup.

Gli strumenti finanziari a sostegno dell’Open Innovation in Italia

Il ricorso a strumenti come il Venture Capital, il Private Equity o del Marge & Acquisition descrive il superamento oggettivo del confine tra un’economia chiusa ed una strategia economia di più ampio profilo, aperta e capace di ad attrarre l’interesse di grandi imprese per incrementare gli investimenti di capitale sulle nostre eccellenze.

Private Equity in Italia

Innanzitutto, un dato rilevante è l’aumento del ricorso al Private Equity. Parliamo di una forma di investimento di medio-lungo termine in imprese non quotate ad alto potenziale di sviluppo e crescita, effettuata, in modo prevalente, da investitori istituzionali.

L’attività di private equity non comporta unicamente l’apporto di capitale di rischio. Riguarda anche una serie di attività connesse e strumentali alla realizzazione dell’idea imprenditoriale. Fondamentale è l’apporto professionale dello stesso investitore nell’attività della società che può essere una figura di prestigio dell’ambiente finanziario. Il che porta notorietà per l’azienda stessa e fa sì che il mercato stesso manifesti fiducia nella società al momento della sua quotazione.

Nel corso del 2019, sono state condotte  222 operazioni, rispetto alle 175 del 2018, nel settore del Private Equity italiano.

I settori più interessati sono le medio e piccole imprese che operano nel settore industriale, dei beni di consumo e alimentare.

Offerte hanno generato il valore più alto nel 2019

Le offerte che hanno generato il valore degli accordi più alti durante il 2019 sono state:

  • Il passaggio del gruppo farmaceutico Doc Generici sotto il controllo di Icg e Mérieux Equity Partners. L’unica operazione dell’anno sopra il tetto del milione di euro in Italia.
  • La vendita di Forgital da parte della famiglia Spezzapria e del Fondo Italiano d’investimento a Carlyle, operazione da 950 milioni
  • L’acquisto da parte di Advent International dell’Industria Chimica Emiliana per 700 milioni
  • La cessione del 50% delle quote di Multiversity, proprietaria delle università telematiche Pegaso e Mercatorum, valutata un miliardo di euro da Cvc Capital Partners (Fonte: AIFI)

Mergers & Acquisitions

Un altro strumento di rilievo messo a disposizione dell’Open Innovation è l’azione di Mergers & Acquisitions (M&A).

Che cos’é?

Il consolidamento di società o attività attraverso vari tipi di transazioni finanziarie, tra cui fusioni, acquisizioni, consolidamenti, offerte di acquisto, acquisti di beni e acquisizioni di gestione.

Le transazioni che si sono verificate nel 2019 in Italia hanno confermato il trend mondiale di crescita:

  • un ridimensionamento in termini di valori, passati dai circa 94 miliardi di Euro del 2018 a poco più di 52 miliardi di Euro del 2019 causato dalla riduzione dei Big Deal
  • un aumento dei volumi dell’attività M&A in Italia che cresce ininterrottamente da 10 anni e arriva al record storico di 1.085 operazioni completate, segnale che questo strumento finanziario si sta trasformando sempre più in una leva di crescita delle PMI

Le operazioni del 2019

  • ll Gruppo IMA ha finalizzato quattro acquisizioni nel settore dei macchinari per il packaging
  • il gruppo informatico Zucchetti ne ha messe a segno ben 11
  • EssilorLuxottica ha acquisito Barberini, il più importante produttore al mondo di lenti da sole in vetro ottico, per 140 milioni di Euro

Certamente il ricorso al Private Equity ed al M&A in Italia non raggiunge i livelli ad oggi attestati sia in Europa che nel resto del mondo. Tuttavia i dati sono positivi e dimostrano una maggiore consapevolezza da parte degli imprenditori italiani sulla capacità degli strumenti di Open Innovation di generare valore e innovazione.


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