Scaleup nel mondo delle Startup Innovative
Focus sul mondo delle startup innovative – scaleup company in Italia e in Europa
Le Startup innovative si identificano sempre di più, con nuove realtà imprenditoriali in ambito tecnologico caratterizzate da piccola dimensione, ma altamente digitalizzate.
Ciò significa che con il mutamento dei processi economici e la digital trasnformation, c’è stata anche una riformulazione del concetto tradizionale di innovazione.
Questo processo non comporta solo l’ingresso in tutte le imprese, startup innovative, PMI e grandi imprese che siano, di nuovi strumenti tecnologici, ma anche un agire costante nella direzione della promozione di una cultura dell’avanzamento delle conoscenze e della collaborazione interfunzionale, in un’ottica di open innovation, attraverso il sostegno a quelle realtà attivamente impegnate nello sviluppare innovazione.
Le imprese consolidate tendono a dedicarsi principalmente a settori di innovazione di tipo incrementale secondo numerose linee di business, piuttosto che affrontare singoli interventi mirati che potrebbero rivoluzionare totalmente il loro portafoglio. Pertanto, l’economia dell’innovazione ripercorre il ciclo di vita dell’industria: in un primo momento le aziende si concentrano solo sull’innovazione del prodotto; una volta consolidato lo standard di design, il focus sull’innovazione si sposta sui processi, con lo scopo di diminuirne i costi.
Tuttavia, la struttura rigida che le caratterizza e l’elevata formalizzazione possono essere un freno alla partita per l’evoluzione tecnologica.
Le startup innovative, invece, grazie ad una composizione più dinamica e flessibile, coltivando spesso una sola idea di business, sono in grado di sviluppare innovazione con maggiore velocità e destrezza.
L’open Innovation è la capacità di collaborazione tra le prime, grandi realtà e corporate strutturate, e le seconde, startup innovative ad alto potenziale tecnologico e di piccole dimensioni, per produrre quella costante spinta all’aggiornamento delle conoscenze che è richiesta al nuovo paradigma economico innovativo.
Definizione di Scaleup Company
Percorsi di questo genere possono generare uno sviluppo accelerato per le startup innovative coinvolte nei progetti di open innovation, una fase di crescita in termini di dimensioni tale da trasformare le startup in scaleup company.
Anche se una delimitazione troppo restrittiva risulterebbe inadeguata a rappresentare l’intero fenomeno, una scaleup può essere definita come una startup che nei primi 5 anni di vita ha raggiunto e superato un fatturato di 10 milioni di dollari.
Venture Capital e Scaleup in Italia
Nel 2018 l’Italia si è classificata all’ottavo posto in Europa per capitale raccolto. Lo strumento finanziario per eccellenza a supporto di startup innovative, scaleup e PMI innovative è il Venture Capital. Dal dicembre 2017, su 1,3 miliardi di dollari raccolti dalle scaleup italiane, l’88% (1,150 miliardi di dollari) proveniva da fondi di Venture Capital. I mercati azionari hanno contribuito per l’11% (150 milioni di dollari), mentre 15 milioni di dollari sono stati raccolti tramite ICO.
Tra le più finanziate, sono state identificate 25 Dual Company: sono startup italiane che hanno spostato l’headquarter all’estero, pur mantenendo lo sviluppo in Italia, e che hanno raccolto complessivamente oltre 250 milioni di dollari (il 19% del capitale totale raccolto in Europa). Gli Stati Uniti sono risultati la destinazione preferita in assoluto (72% ovvero 18 scaleup, di cui 13 nella Silicon Valley). Segue Londra, che si conferma la meta preferita in Europa (25% ovvero 6 scaleup). Da notare che le Dual Company hanno raccolto, in media, quasi il 50% di capitale in più rispetto alle scaleup che hanno scelto la più tradizionale via locale (10,2 milioni di dollari contro 7,1 milioni di dollari). Il modello “dual companies” per l’Italia sembra quindi funzionare.
L’Italia recupera punti con le startup innovative cosiddette scaler, scaleup tecnologiche che hanno raccolto più di 100 milioni, che ci permettono di inserirci nella dodicesima posizione in questo segmento grazie a due scaler in particolare (Yoox e Linkem, circa 300 milioni). Non vi sono invece, nel panorama italiano, super-scaler, vale a dire delle startup che hanno toccato quota 1 miliardo di dollari di finanziamento. L’Europa può vantarne cinque ovvero Delivery Hero e Zalando in Germania, Deliveroo e Ihs Markit in UK e Spotify in Svezia. Queste realtà sono state capaci di convincere gli investitori a sborsare 8 miliardi di dollari, il 10% della raccolta totale delle scaleup europee.
Scaleup in Europa
In Europa ci sono circa 7.034 scaleup tecnologiche (con 125 miliardi di dollari), di cui 1.386 nate nel corso del 2018. Un numero di molto inferiore rispetto a quelle presenti in USA (22.910 scaleup) e Cina (9.935).
Un dato che dimostra un’incertezza dell’Europa nel suo percorso di sviluppo dell’innovazione tecnologica, anche dimostrata dalla scarsità di fondi investiti nella crescita delle scaleup e dai ritardi imputabili al fenomeno del “Capital markets union”. Tra il 2007 e il 2017 i gruppi europei nella lista Fortune 100 sono quasi dimezzati dai 42 iniziali a 28. Solo 5 dei top 100 unicorn sono europei e il primo dei 5 arriva solamente al cinquantaseiesimo posto. In questo contesto molti gruppi europei di primario valore vengono acquisiti da Fondi extra-europei più stabili e con maggiore liquidità. Una dispersione di talento a cui è necessario porre un freno ampliando gli incentivi rivolti non solo al sostegno della fase iniziale di avvio di una startup, ma anche per la crescita e la sua trasformazione in scaleup. Ragione di più per il fatto che sono molte le aree tecnologiche in cui l’Europa ricopre posizioni di spicco (aeronautica, sanità, biotecnologie, IOT, logistica avanzata) e il vantaggio competitivo andrebbe alimentato e sostenuto.
Nel dettaglio, Regno Unito e Irlanda contano circa 2.217 scaleup che hanno raccolto complessivamente circa 39,5 miliardi di dollari. Germania, Francia e altri stati dell’Europa centrale registrano circa 1.911 scaleup per 37,7 miliardi di dollari. Belgio Olanda e Lussemburgo ospitano circa 300 scaleup in grado di raccogliere 3.6 miliardi di dollari.
La terza regione per scaleup è quella scandinava, dove convivono circa 620 realtà di questo tipo, ovvero il 15% del totale, per 9.4 milioni di dollari di capitale raccolto.
UK, Francia e Germania si dividono il 53% delle scaleup ed il 56% degli investimenti totali, con la Svezia si arriva addirittura al 61 e 70%.
È interessante notare l’ecosistema tedesco che accoglie meno scaleup della Francia (10% contro 12%), ma più capitali (18% contro 11%).
L’Europa mediterranea occupa gli ultimi posti della classifica generale: Spagna, Portogallo, Italia e Grecia accolgono circa 500 aziende con scarsi 7 milioni di dollari raccolti. Gli investimenti in startup ammontano allo 0.12% del PIL, pari ad un terzo della media europea, dato che mostra il grave ritardo dell’Europa meridionale.
Un gruppo emergente di cui tenere conto è invece quello formato dalle circa 120scaleup dell’Est Europa (esclusi la Russia, i paesi baltici e Caucaso) che sono state in grado di raccogliere circa 700 milioni di dollari in capitali (lo 0,07% del PIL). Si conferma area emergente quella dei Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) e che con 30 scaleup hanno raccolto circa 200 milioni di dollari (lo 0.26% del PIL).
Scaleup italiane: i numeri
L’Italia si colloca all’undicesimo posto in Europa (178 scaleup – pari al 3,2% del numero totale di scaleup europee) sia per numero di scaleup che per capitale raccolto, di gran lunga indietro a UK, Francia e Germania. Impietoso è anche il fatto che la Spagna stessa sia difficile da raggiungere. Il divario non si evidenzia soltanto per il numero di scaleup (circa 290 contro le 178 italiane) ma soprattutto in termini di capitale raccolto. Le scaleup spagnole sono state in grado di raccogliere circa 4 miliardi di dollari, quasi 2,5 volte il capitale raccolto dai colleghi italiani. Il Bel Paese si conferma al di sotto della media europea con 0,9 scaleup ogni 100.000 abitanti e lo 0,32% del capitale raccolto rispetto al PIL, rispondendo in questo modo con ritardo alla rivoluzione tecnologica in corso.
Nel dettaglio, l’ecosistema italiano si compone di scaleup di piccole dimensioni, che riescono a raccogliere finanziamenti tra 1 e 10 milioni di dollari. Il segmento delle medie scaleup (da 10 a 50 milioni di dollari in capitale raccolto) è popolato da sole 16 scaleup (12%), di cui solamente 2 sono riuscite a raccogliere oltre 50 milioni. L’ambito delle piccole scaleup (fino a 10 milioni di capitale raccolto) è il 36% di tutto il capitale disponibile per le stesse in Italia, quello delle medie rappresenta il 39% e quello delle grandi solamente il 25%.
Rappresenta invece un dato rassicurante il fatto che il 67% delle scaleup italiane sia stato fondato tra il 2010 e il 2014, il 13% dopo il 2015 e solo il 20% prima del 2010: l’ecosistema italiano è cioè decisamente più giovane della media europea. Inoltre, il 60% ha completato l’ultimo round di finanziamento negli ultimi tre anni. Questo disallineamento, tra l’anno di fondazione e l’anno di finanziamento, indica che le scaleup italiane hanno bisogno di più tempo per accedere a finanziamenti significativi e per raggiungere i livelli delle colleghe europee.
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