Venture Capital in Italia e Start up Innovative

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Venture Capital in Italia: ne parliamo con Giuseppe Lorizzo, Founder e Ceo di Fimap, esperto di start up innovative, finanza agevolata e open innovation.

venture capital e startup innovative giuseppe lorizzoNegli ultimi cinque anni, Giuseppe Lorizzo, Ceo e Founder di Fimap, società di consulenza per imprese innovative, ha analizzato oltre 1200 start up innovative operanti nei settori più diversi: dal Manufacturing, all’Agrifood e Energy, e soprattutto nei settori ICT ed Health.

Il framework che ha ideato è un mix di competenze di Finanza Agevolata, Innovation Financing e Project Management, una metodologia di analisi per startup innovative, definita “Open Innovation Radar”,  che apre la strada a collaborazioni tecnologiche con grandi aziende corporate in ottica di open innovation.

Individuare le idee più dirompenti presenti sul mercato non è l’ultima tappa del percorso che Giuseppe Lorizzo e Fimap fanno con le startup innovative, ma solo la prima. Il supporto si estende dalla costituzione in startup fino a fornire gli strumenti giusti per “giocarsela”. Che significa? “Trovare insieme le soluzioni per essere competitive e per far sì che in seguito trasferiscano i risultati alle grandi aziende” – spiega Lorizzo -, supportandole nella pianificazione delle attività di Ricerca & Sviluppo, fornendo loro partner tecnico-scientifici capaci di rafforzare la loro struttura. Il principale obiettivo è strutturare un ecosistema tecnologicamente avanzato, identificando le startup innovative più adatte a creare modelli replicabili in contesti più ampi, integrando competenze specialistiche e creatività con imprenditorialità e managerialità.

Che tipo di ostacoli incontrano le startup italiane nel contesto internazionale?

L’ecosistema delle startup in Italia è in continua crescita (come emerge dall’ultimo report trimestrale del MiSe) e l’offerta di imprenditori innovativi attualmente non è molto diversa rispetto a quella presente in altri Paesi.

Le start up innovative impiegano complessivamente in Italia 60 mila persone, almeno 45mila delle quali sono soci di capitale dell’azienda. Parliamo soprattutto di micro-imprese, con un valore della produzione medio inferiore ai 150mila euro.

Tuttavia, persistono alcuni fattori che ne ostacolano la piena affermazione sul mercato, prima fra tutte la difficoltà (speriamo sempre inferiori, ma la strada è lunga e la distanza da colmare rispetto al panorama UE) di accesso ai finanziamenti in capitale di rischio.

Dai dati rilevati nell’ultimo report pubblicato da Invest Europe e relativo all’anno 2018, emerge che in Europa la raccolta di capitale di rischio è aumentata dell’11% rispetto al livello del 2017, raggiungendo il record di € 11,4 miliardi. 4400 sono state le società sostenute da investimenti VC nel 2018, in aumento del 12%.

Tuttavia, analizzando la situazione italiana, nonostante come in Francia il Venture Capital sia presente dalla seconda metà degli anni Novanta, i tassi di crescita che hanno caratterizzato il suo sviluppo sono di gran lunga inferiori ed il valore degli investimenti è in coda rispetto al resto d’Europa.

Siamo positivi: alcune azioni poste in essere dalle politiche nazionali sono state accolte con favore dagli investitori ma le politiche orientate agli investimenti, R&S e supporto alle imprese non sono ancora sufficienti. Contestualmente, l’approccio adottato dai principali attori dell’industria privata, attraverso programmi di Open Innovation e l’investimento diretto in fondi venture, ha permesso di amplificare gli effetti positivi su tutto il sistema economico.

Come valuti la situazione italiana quindi relativa alla raccolta di capitale?

Diamo uno sguardo alla dodicesima edizione del Rapporto di ricerca Venture Capital Monitor – VeMTM sulle operazioni di venture capital realizzate in Italia nel 2019.

Nel 2019 sia l’ammontare investito nel mercato italiano del private equity e venture capital sia il numero di operazioni hanno raggiunto il valore più alto di sempre e gli investitori internazionali iniziano ad affacciarsi al nostro paese.

148 le operazioni (initial e follow on) contro le 102 dell’anno precedente. Mentre l’ammontare investito totale è stato di 597 milioni di euro, rispetto ai 521 milioni del 2018. Il numero dei deal riconducibili a operatori stranieri è pari al 35%, +5% rispetto allo scorso anno.

A crescere è stato anche il comparto early stage, (seed, start up e later stage): 650 milioni di euro l’ammontare complessivo.

Concordo con quando dichiarato da Anna Gervasoni, che presiede il Comitato Scientifico del Venture Capital Monitor – VeMTM che «Per effettuare il salto dimensionale decisivo bisogna attivare anche fondi cosiddetti scaleup e interagire in modo più attivo col modo Corporate».

Quanto finora descritto, infatti, fa emergere l’importanza (e la necessità) per il tessuto economico italiano di un governo in grado di sviluppare ed adottare politiche industriali che siano in grado di supportare realmente l’innovazione e il capitale di rischio.

L’ecosistema italiano dell’innovazione ha bisogno di fare un salto di qualità.

In generale, l’imprenditorialità innovativa italiana, in particolare quella costituita dalle numerose start up innovative ad alto potenziale tecnologico, dovrebbe avere più rilievo nel dibattito politico italiano e maggiore visibilità davanti agli investitori.

A quali esempi europei bisogna guardare?

Siamo indietro rispetto ai risultati raggiunti dalla Francia, dove il Venture Capital è nato nella seconda metà degli anni Novanta e dove il Governo francese ha costantemente promosso una politica di defiscalizzazione degli investimenti in startup e fondi dedicati all’innovazione.

Queste politiche hanno permesso al paese di ammortizzare gli effetti negativi generati dall’esplosione della “bolla di internet” avvenuta tra il 2001 e il 2004. Mentre altri ecosistemi come quello italiano e quello tedesco venivano indeboliti profondamente, in Francia il flusso di finanziamento delle startup ha fatto registrare un trend nel complesso stabile, che ha portato alla nascita di realtà di successo come Meetic e Priceminister.

Il governo transalpino però non si è fermato: le azioni poste in essere dalla Banca Pubblica di Investimento hanno permesso uno sviluppo rapido grazie al mix di attività di co-investimento e di garanzie a favore di aziende sia nella fase iniziale che di consolidamento.

Successivamente al 2012 infatti, gli investimenti hanno registrato un forte incremento, passando dai 580 milioni (2012), ai 2,7 miliardi nel 2016.

Tralasciando per un momento le politiche pubbliche, che tipo di strategia di finanziamento deve costruire una start up innovativa per avere una chance di scale up?

Ci sono diverse strade che la startup innovativa può percorrere per trovare i fondi necessari al suo sviluppo e che differiscono rispetto ai finanziamenti in equity o dei tradizionali creditori come banche ed istituzioni statali.

Il successo delle startup è legato anche ad altre variabili come i finanziamenti per l’avviamento e le agevolazioni finanziare a medio e lungo termine. Chiaramente, la dimensione dei finanziamenti necessari e delle agevolazioni è direttamente connessa al modello di business adottato dalla startup e al mercato di riferimento (B2C vs B2B).

Molti “startupper” mettono a rischio il proprio patrimonio personale per lo sviluppo della propria startup, questo metodo è meglio conosciuto come bootstrapping.

In altri casi è possibile ricorrere ai cosiddetti sponsor, attori specializzati che prendono il nome di “business angel” e generalmente apportano oltre a risorse economiche, assistenza per lo sviluppo.

Fimap, si configura anche come uno di questi, fornendo supporto specializzato alle realtà che reputa ad alto potenziale attraverso la definizione di business model e business plan economicamente sostenibili.

Una terza categoria di attori, in grado di contribuire allo sviluppo delle startup sono gli incubatori, gli acceleratori, i company builder e i centri di innovazione.

Di norma, offrono sostegno finanziario, consulenziale e  di infrastruttura e permettono alla startup di entrare a far parte di network. Per accedervi è necessario candidarsi ed essere selezionati.

Tutte le strade descritte forniscono una opportunità di sviluppo e consolidamento per la startup.


 

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Fimap assiste PMI e start up innovative come grant advisor, affiancandole nelle attività di ricerca di contributi e finanziamenti con una solida strategia di Finanza Agevolata: bandi regionali e nazional e call europee.

Il framework che ha definito, l’Innovation Radar, punta inoltre a facilitare l’incontro tra nuove soluzioni/startup innovative e la crescente domanda di innovazione da parte delle grandi imprese, per creare nuove opportunità di business.

L’Innovation Radar di Fimap è il primo strumento che sviluppa l’open innovation in maniera integrata con la finanza agevolata (“co-founded open innovation”).

Un esperto è a tua disposizione per un prospetto grauito di tutte le opportunità alle quali la tua start up o pmi può accedere in questo momento.

Sottoponi la tua innovazione / startup all’Innovation Radar di Fimap e entra a far parte di un progetto di open innovation
Indica il nome della tua startup innovativa o una breve descrizione della tua innovazione, la Regione in cui sei localizzato o vuoi localizzarti e un recapito al quale vuoi essere ricontattato.
Invia una email a info@fimap.srl  o chiama lo 06 474 164 6 

 

 


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